Il docufilm Terra Murata è un’progetto PON intitolato <> realizzato in memoria di Salvatore Molaro. Terra Murata è stato ideato e realizzato da Emanuele Coppola che aveva già girato altri documentari con protagonisti la città di Somma Vesuviana. Questo documentario è un viaggio tra i vicoli e gli affascinanti luoghi presenti in tutto il Casamale circondato dalle mura aragonesi, un viaggio che ci accompagna tra i locali tipici ma anche in strutture più importanti dal punto di vista culturale come la Collegiata, il Castello d’Alagno e il Convento dei Padri Eremitani di Sant’Agostino. Questo è un progetto presentato all’istituto Majorana i cui ragazzi hanno lavorato con i ragazzi del vicino istituto Torricelli e raccontano dei luoghi presenti nel documentario e dei ne parlano diverse persone come l’architetto Antonio Auriemma che suggerisce un restauro conservativo in modo da preservare il quartiere per le prossime generazioni o altri come il parrocco Giuseppe D’Agostino, l’onorevole Gianfranco Di Sarno che annuncia l’avvio dell’iter che dovrebbe portare il Casamale nel patrimonio Unesco, Fiore Di Palma il segretario della Confraternita di Santa Maria della Neve che racconta di iniziative di solidarietà. Ci sono inoltre il direttore del teatro Summarte Marco Panico e l’architetto Salvatore Cimmino. Voci narranti e parte integrante del docufilm pure il sindaco Salvatore Di Sarno che racconta la storia della bella Lucrezia D’Alagno mentre le immagini del castello che porta il suo nome scorrono, inoltre il consigliere regionale Carmine Mocerino che definisce il borgo «cuore pulsante» e scrigno di innumerevoli bellezze, mentre Luigi Raia, direttore dell’Agenzia Turismo della Regione Campania, sottolinea che Somma Vesuviana è destinata, per qualità e presupposti, ad essere luogo di turismo, non solo per la sua storia o le sue bellezze architettoniche o archeologiche ma anche per le eccellenze gastronomiche.
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LA CATALANESCA
LA CATALANESCA:
Prevista Ottobre-Novembre-Dicembre
La Catalanesca del Vesuvio, dal grappolo rado, gli acini rotondeggianti e la buccia dorata, spessa e
roccante, fu portata a Napoli dalla Catalogna da Alfonso I di Aragona nel XV secolo ed impiantata alle
pendici del Monte Somma, tra Somma Vesuviana e Terzigno, dove attecchì perfettamente.
Per molti anni è stata catalogata dai registri ampelografici come uva da tavola e pertanto non era consentito
vinificarla e commercializzarla come uva da vino, nonostante da sempre i contadini locali, consci delle sue
qualità, avessero in uso di trasformarla in vino. Ne sono testimonianza gli enormi torchi vinari risalenti al
‘600, facilmente reperibili negli antichi cellai delle masserie della zona, ricavati da tronchi di mastodontici
alberi di quercia, da cui assunsero la denominazione dialettale di “cercole”.
L’iter per far assumere alla Catalanesca il rango di uva da vino è iniziato negli anni ’90 con gli studi condotti
da Luigi Moio e Michele Manzo, che la dichiararono “un’uva con tutte le attitudini ad essere vinificata”, ma solo
nel 2006 è stata ufficialmente inserita nell’elenco delle uve da vino e dal 2011 può essere messa in commercio con
la tanto attesa ed agognata denominazione “Catalanesca del Monte Somma IGT”.
È un’uva tardiva, che si raccoglie tra Ottobre e Novembre: era consuetudine antica quella di portare i grappoli in
pianta fino al periodo natalizio, eliminando man mano gli acini guasti. Il disciplinare prevede che il vino sia
prodotto nei comuni di San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma, Cercola, Pollena Trocchia, Sant’Anastasia,
Somma Vesuviana, Ottaviano, San Giuseppe Vesuviano e Terzigno. I suoli che caratterizzano il territorio del Monte Somma
– parte residuale dell’originario “Somma Vesuvio”, collassato a seguito di millenni di eruzioni, culminate in quella
del 79 d.C. – sono estremamente ricchi di minerali, caratteristica che dona all’uva una connotazione del tutto
particolare. Nella versione bianco secco, dà vita ad un vino di un bel giallo paglierino con i riflessi dorati tipici
del vitigno, dai profumi intensi di albicocca e ginestra, che lasciano presto spazio ad una mineralità preponderante,
sia al naso che in bocca. Necessita del giusto tempo in bottiglia per farsi apprezzare al meglio.
CRISOMMOLE
CRISOMMOLE:
Prevista Giugno
La due giorni si inserisce nell’ambito della terza edizione di ‘Crisommole’, evento promosso da una rete
di associazioni e produttori agricoli dell’area vesuviana e dedicato alla riscoperta delle albicocche con
l’obiettivo di contribuire alla riflessione sulle ragioni della crisi di una delle produzioni agricole di
eccellenza del territorio e offrire, nel contempo, spunti e prospettive per rilanciare e rivitalizzare il
prodotto, espressione di una sapiente cultura e tradizione agricola del territorio dell’intero comprensorio
FESTA DELLE LUCERNE
FESTA DELLE LUCERNE:
Prevista Settembre
La Festa delle Lucerne si svolge ogni quattro anni e con la sua antica magia ammanta di fascino il borgo
medievale di Casamale a Somma Vesuviana.
Si parte al tramonto quando una donna e un uomo (o mast e festa) accendono la prima candela;
è un attimo e tutte le stradine di Casamale si illuminano di luce tremula, complici della suggestione
centinaia di lumini a olio disposti su strutture di legno di ogni foggia – ogni vicolo ne ha una -, in un
tripudio di triangoli, cerchi, rombi e quadrati illuminati a giorno.
I vicoli sono agghindati a festa con rami di castagno, zucche svuotate e felci, allestimenti di scene di
vita contadina, tavole imbandite di buon cibo con fantocci e persone reali che celebrano la Madonna della
Neve, botteghe d’artigiano, punti ristoro e spazi d’arte che animano i tre giorni di festa. Sono ben 10 i
vicoli vestiti a festa (Coppola, Malacciso, Puntuale, Cuonzolo, Torre, Zoppo, Giudecca, Piccioli, Lentini,
Perzecchiello), illuminati da più di quattromila lumini. I telai sono vere e proprie ricorrenza della
Madonna della Neve, della Colleggiata, la statua della Santa viene portata in processione per le strade
del borgo con tanto di banda musicale e canti devozionali.
Durante i tre giorni di festa gli artisti locali saranno impegnati nell’allestimento delle quattro porte
d’accesso al borgo (Porta Piccioli, Porta Castello, Porta dei Formosi e Porta Terra), mentre l’acqua sarà
usata come elemento di decoro grazie a fontane e contenitori.
La festa delle lucerne si rifà ad antichi riti propiziatori che celebravano la fine dell’estate e la
lucerna rappresenta il femmineo come simbolo di riproduzione e nascita.