A Somma, come del resto a Napoli e i n provincia , dal l a seconda metà del ‘600 fin tutto il secolo successi vo, si de termina una continua crescita della committenza artistica religiosa indirizzata alla decorazione interna delle chiese.
Vengono così coperte di stucco in stile barocco le originarie strutture architettoniche delle chiese, panicolarmente quella della Collegiata e quelle di San Domenico e di S. Maria del Pozzo e anche tutte arredate con nuove suppellettili.
Appunto questi sacri arredi , che in passato hanno molto influito sull’immaginario religioso popolare, tuttora sono in una fase d’obsolescenza, a causa del le mutate esigenze di culto.
SUMMANA
E i sacri arredi dell’insigne Collegiata, in tal senso, sono emblematici: il pulpito, la cantoria e i confessionali si trovano in disuso e proprio questo è motivo di un loro progressivo deterioramento.
A riguardo delle altre chiese di Somma le relative suppellettili , per lo stesso motivo, sono state alterate nei caratteri originari: alcune con volgare ridipinture, altre, attraverso improvvide modifiche, hanno subito gravi danni strutturali, nel tentativo di riadattarle a mutate funzioni.
Sembra ora opportuno aggiungere una fondamentale osservazione: per funzioni di sacri arredi si deve intendere non soltanto una finalità strettamente legata alla celebrazione dei Sacramenti , ma bensì tanti ruoli di rappresentanza.
Così, questi arredi , sono stati strumenti atti a coinvolgere il fedele con il loro aspetto rutilante e la loro capacità d’evocare un’atmosfera magica.
Nello specifico, iI pulpito e la cantoria della Collegiata fanno “pendant” e sono state opportunamente installati in prossimità del presbiterio con finalità d i trasposizione del l a liturgia in una fastosa azione, semi-teatrale.
Un particolare significato, in senso demologico, acquistano gli abbondanti intagli dorati , quali motivi figurativi di foglie d’acanto intreccia te a voluta, che determinano una specifica connessione archetipica dell’Albero-Provvidenza divina, volta ad infondere coraggio a una comunità agricola ad economia precaria, tipicamente vesuviana.
Il pulpito della Collegiata, sebbene senza eccessive emergenze estetiche. è nel complesso un compendioso documento d’artigianato tardo-barocco napoletano.
Dalla relativa scheda della Soprintendenza riportiamo le seguenti “Notizie storico critiche”:
Il pulpito è di esecuzione artigianale, probabiImente del secondo Settecento, segue tipi diffusissimi e senza grande originalità. (5).
Difatti, le laboriose “maestranze napoletane” alle quali venivano allocati questi specifici arredi per le chiese di provincia dovevano attenersi ai desideri di una committenza ecclesiastica esigentissima, trovarono assai stimolante, la commistione del gusto tardo-barocco con l’immaginario religioso locale.
Arrivando, addirittura, alla formulazione di un singolare linguaggio, in senso di un “barocco di alettale” ambito culturale a cui appartiene questo pergamo della Collegiata.
Un particolare esempio di questo stile è il motivo architettonico decorativo della pigna con foglie, situato sotto il piano di cassa del pulpito.
Quale piacevole soluzione formale e nel contempo concettuale rimando al paesaggio agrario vesuviano, segnato, fin dall’età imperiale, da svettanti alberi di pino (6).
Nell’insieme, strutturalmente, l ‘opera è centrata sullo sviluppo plastico della cassa, e relativo andamento bombato ripreso dal baldacchino, con un pronunciato profilo guarnito dall’accatti vantefrangia, come mimesi di u n effimero addobboserico, tanto consueto in provincia per apparati da festa.
La cantoria, a sua volta, si compone di una loggia, i n legno dorato con al centro il monumentale organo a canne metalliche.
Per questa tipologia d’arredo chiesastico la balaustra ha un ruolo preminente, in quanto consiste la parte più direttamente percepibile dal fedele.
Formalmente ha sviluppo mistilineo ed è scandita da modiglioni in quattro scomparti con al centro ognuno un motivo decorativo di foglie d’acanto a rami intrecciati.
La cassa del l ‘organo ha tre aperture e una trabeazione a profilo mistilineo e la cimasa presenta u n elegante profilo polilobato , stesso motivo ripresto nelle fiancate.
Il tutto consiste in un raffinato oggetto tardo-barocco, avente la capacità di dilatazione nello spazio della navata, al fine d’integrare con stucchi seicenteschi e altre sì un insieme di motivi decorativi del soffitto ligneo.
L’altro arredo significativo è il confessionale, nell’insieme simula vagamente la forma di un tempietto con un’apertura ad arco spezzato e chiusa da una portella bombata, la cimasa ha un tipico profilo rococò con al centro una targa a volute polilobate.
Inoltre altri due confessionali sono tarde repliche e databili ai primi anni del XIX secolo e consistono in stentati adeguamenti del linguaggio tardo-barocco al nuovo gusto neoclassico.
In conclusione, nello spirito ideologico ci vi le della rivista summana, faccia mo appello agli enti preposti alla tutela del patrimonio artistico, affinché simili rari esempi di intaglio napoletano ci abbiano a essere restituiti nella loro integrità e si arrivi ai tanti sperati interventi di restauro, a modello di quanto già è stato fatto per le suppellettili di diverse chiese napoletane (si cita a proposito il ripristino del manto aureo degli arredi del Carmi ne Maggiore).
Appunto quest’insieme ligneo della Collegiata deve essere interessato da un simile intervento di restauro, in quanto il rivestimento aureo è parte integrale della scultura in legno, inseparabile dal risultato estetico che l’artista barocco si proponeva.