LA CONGREGAZIONE DEL PIO LAICAL
MONTE DELLA MORTE E PIETÀ
VICENDE DELL’UBICAZIONE DEL LOCALE DEL PIO SODALIZIO
L’eruzione vesuviana del 1631 arrecò alla città di Somma lutti e distruzione. Il patrimonio edilizio civile ed ecclesiastico fu decimato e l’agricoltura, unica fonte di sussistenza, completamente rovinata. Il commerciò subì una lunga stasi. Gran parte dei coloni e dei braccianti agricoli giornalieri abbandonarono Somma emigrando verso le vicine località in particolare a Napoli, in cerca di un lavoro qualsiasi per procurarsi i mezzi per la sopravvivenza.
Non si era ancora spento il ricordo di quel flagello che nel Luglio del 1647 si affacciò all’orizzonte un’altra terribile calmamità: la rivolta popolare contro la gabella sulla frutta fresca, guidata da Masaniello. La rivoluzione dilagò rapidamente anche nei centri della Provincia di Terra di Lavoro, di cui Somma era parte. Il popolo sommese sposò la causa dei rivoltosi napoletani e, con essi si battè contro i baroni che difendevano gli interessi del Re di Spagna a danno del “popolo minuto”
Anche questa circostanza fu apportatrice di ulteriore miserie e di lutti.
La rivoluzione fu accompagnata, purtroppo, da una forte carestia dovuta allo scarso raccolto del 1647. Gli effetti disastrosi di quest’ulteriore calamità si protrassero fino al 1649.
Dal “libro dei morti della parrocchia di S. Giorgio” di Somma, si rivela che la mortalità aumentò notevolmente nel biennio 1648-49 e che alcune persone morirono per “fame” o per “fame e freddo”. Infatti i poveri, che costituivano larga parte della popolazione, si nutrivano di sola verdura, per giunta scondita, e vestivano abiti cenciosi e poco adeguati alla rigidità del clima invernale.
Questa era la drammatica situazione in cui era costretta a vivere la maggior parte della popolazione di Somma nella prima metà del secolo XVII.
Per alleviare le sofferenze dei poveri, privi di ogni umano sollievo, alcuni nobili di Somma insieme a gentiluomini della città di Napoli nel 1650 fondarono, nella chiesa Collegiata, il “Monte della Morte e Pietà” sotto il titolo di S. Maria delle Grazie.
Lo scopo primario del pio sodalizio era quello di procurare ai “fratelli” e alle “sorelle” i «mezzi spirituali per salvare le loro anime e quelle del prossimo e dare suffragio a quella dei defunti». Quest’attività spirituale era accompagnata anche da opere laiche di assistenza a favore dei poveri, che, nel corso dei secoli, assorbirono risorse sempre maggiori tanto da trasformare, in certe epoche, addirittura l’originaria natura del Pio sodalizio.
L’atto di fondazione della “Congregazione della Morte” e i relativi statuti, composti da 11 tavole o capitoli, furono approvati dal Vescovo della Diocesi di Nola Gian Battista Lancellotti il 22 marzo 1650 ed ottennero il Regio assenso dal Re Filippo IV a mezzo del suo Vicerè, Don Innico Valy de Guevara, il 30 settembre dello stesso anno. In un documento del 1803 è scritto che il «Regio Beneplacito» fu impartito il 30 aprile del 1650.
È da ritenere più attendibile la data del 30 settembre, attesa la lunga procedura che precedeva il rilascio della regia autorizzazione.
Con pubblico istrumento del 9 marzo 1650, rogato dal notaio Marcantonio Izzolo, i canonici del capitolo della chiesa Collegiata di Somma, concessero al “Monte della Morte” un vano nella chiesa stessa, allora in corso di una radicale ristrutturazione, per costruirvi una cappella, nella quale «i fratelli presenti e futuri» avrebbero dovuto fare tutte le funzioni di culto e far celebrare dai «preti del capitolo» le messe a suffragio delle anime dei defunti.
La congregazione edificò, a sue spese, la predetta cappella (dedicata alla Madonna delle Grazie), secondo il progetto ideato dal Capitolo Collegiale e in armonia con il disegno complessivo del restauro del tempio. La nuova cappella fu dotata di una sepoltura per i fratelli defunti e di una modesta sagrestia, posta all’estremo della chiesa per non intralciare le quotidiane funzioni capitolari. Fu «abellita» con marmi pregiati (altare, tabernacolo, balaustra, ecc.), stucchi ed altri arredi ornamentali.
Il prof. Antonio Bove, in un suo articolo dal titolo “11 Purgatorio nelle tele della Collegiata”, apparso sul no 26 della rivista «Summana», osserva che «questa cappella… va considerata… un notevole esemplare… del patrimonio artistico di Somma, della cultura barocca».
Il Pio Luogo e tutte le fabbriche ad esso funzionali, ancorché il diritto patronato della Congrega, rimasero a totale beneficio della Collegiata. Le messe Che in esso si celebravano erano riservate ai sacerdoti del Capitolo.
Il Pio sodalizio «per maggiormente infervorare la pietà dei fedeli al suffragio delle povere anime del Purgatorio», con pubblico istrumento del 19 agosto 1699, rogato dal notaio Gio: Batta Tufano, fondò una messa quotidiana (cappellania), con «la carità di grana 12 e mezzo» per ciascuna messa, che doveva essere celebrata dai canonici del capitolo nella cappella della congrega, a partire dal 1 0 settembre dello stesso anno.